lunedì 8 giugno 2020

PEDAGOGIA

LA PSICOLOGIA SPECIALE - IL RAGAZZO SELVAGGIO DELL'AVEYRON
Il caso del ragazzo selvaggio dell’Aveyron riguarda un bambino di circa dodici anni ritrovato in Francia nel 1798 nei boschi, dopo essere vissuto molti anni in isolamento, nello stato più selvaggio e per questa ragione del tutto incapace di comunicare e relazionarsi a qualsiasi livello con i suoi simili. Questo ritrovamento suscitò il più vivo interesse tra i soci della Societé des observateurs de l’homme della quale facevano parte filosofi e i naturalisti come Degerando, Sicard, Pinel.  Contemporaneamente si sviluppò un acceso dibattito sulla Décade Philosophique – organo della cultura degli Idéologues – perché il ragazzo selvaggio era ai loro occhi un caso ideale per studiare le basi della natura umana, per stabilire che cosa caratterizza l’uomo e quale ruolo gioca la società nello sviluppo del linguaggio, dell’intelligenza e della morale. L’interesse per il ragazzo selvaggio testimonia anche la tendenza, che si era ormai radicata nella cultura tardoilluminista, a dedicare una particolare attenzione per l’infanzia dell’uomo e per il suo processo di crescita, che veniva opportunamente problematizzato.
Agli osservatori apparve subito evidente che l’ostacolo più grande per il recupero alla vita civile e per l’educazione del giovane era legato alla sua incapacità di comunicare, che, oltretutto, si era pensato in un primo momento fosse dovuta ad un deficit uditivo. Per questa ragione si decise di inserirlo nell’Institut pour les sourds et muets, fondato a Parigi.
Nell’istituto operava anche il giovane medico Jean-Marc-Gaspard Itard (1774-1838), che sarebbe diventato in seguito anche un importante specialista di malattie auricolari; a lui, che aveva dimostrato grande interesse per il suo caso, venne affidata la rieducazione del ragazzo. Itard riteneva che il giovane fosse costituzionalmente sano e che la sua grave forma di mutismo e il ritardo nello sviluppo psichico non fossero il sintomo di una patologia, ma solo il risultato del totale isolamento decisivi dell’apprendimento del linguaggio. Questa condizione faceva sì che il suo recupero potesse essere realizzato. Inoltre egli si rese conto che il bambino non era affatto sordo: se infatti risultava indifferente ai suoni della lingua, dimostrava però attenzione ad altri tipi di suoni, come il rumore prodotto dallo schiacciamento di una noce o dalla caduta di una pigna, suoni che egli riconosceva in quanto parte della sua esperienza. Una volta esposto ai suoni linguistici, il ragazzo iniziò, gradualmente ad essere sensibile anche ad essi e fu proprio grazie alla sua particolare sensibilità verso il suono delle lettere.

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