giovedì 26 marzo 2020

ANTROPOLOGIA

 SESSO E GENERE

Importante nella determinazione dell’identità individuale sono le definizioni del sesso e del genere. Il sesso è l’identità che deriva dalle caratteristiche naturali, anatomiche, di un individuo: femmina / maschio. Il genere è invece un modo di concepire “culturalmente” la differenza sessuale. Margaret Mead intraprese delle ricerche allo scopo di accertare l’influenza della cultura sulla natura maschile e su quella femminile. Mead mostrò come presso i popoli da lei studiati i tratti del carattere maschile e femminile fossero determinati più dall’educazione e dai modelli appresi che da una predisposizione naturale.
Altri antropologi hanno affrontato in seguito lo studio delle differenze di genere dal punto di vista dell’espressione emotiva, giungendo alla conclusione che siamo spesso di fronte a costituzioni di tipo sociale. Distinguere tra sesso e genere è fondamentale. Nelle nostre società i ragazzi e le ragazze ricevono, come in quasi tutte le società, una differente educazione “di genere”. Alle ragazze e ai ragazzi si insegna a comportarsi diversamente in base a una certa idea di come ragazze e ragazzi dovrebbero comportarsi rispettivamente. Però sappiamo bene quanto l’educazione e il comportamento di genere siano cambiati, anche nelle nostre società, nel corso dell’ultimo secolo.

ANTROPOLOGIA

 PERSONE e CULTURE

La persona è un insieme delle caratteristiche che distinguono un essere umano da altri esseri viventi o inanimanti e che varia a seconda delle culture. Per questo tutte le culture distinguono l’essere umano da altri esseri viventi. Tuttavia le concezioni di come l’essere umano sia costituito, tanto dal punto di vista fisico quanto da quello spirituale, cambiano di volta in volta. In Occidente vi sono anche modi diversi di considerare i criteri che definiscono una persona e ciò che essa è. Qui l’idea di persona si è sviluppata su basi di tipo giuridico e morale.
Una “persona” è una creazione sociale, frutto di determinate concezioni e dei valori che una certa cultura ha elaborata attorno all’individuo. In effetti, le nozioni di individuo e di persona non dovrebbero essere usate come intercambiabili. La nozione di persona rinvia al modo in cui l’individuo entra in relazione con il mondo sociale di cui fa parte. Marcel Mauss sottolinea come l’idea dell’individuo in quanto soggetto svincolato dal contesto sociale e culturale fosse solo un’elaborazione astratta prodotta dal pensiero occidentale, e come invece nella maggior parte delle altre culture il legame di dipendenza dell’individuo dalla propria società fosse esplicitamente riconosciuto. 

ANTROPOLOGIA

 LA QUESTIONE DELL'IDENTITA'

Gli esseri umani organizzano concettualmente il mondo che li circonda, però con il termine “mondo” non si può intendere soltanto la natura ma il mondo delle relazioni umane. Da sempre ogni essere umano cerca di comprendere tanto la dimensione del Sé quanto quella dell’Altro. Sé e Altro sono due espressioni che vengono usate in riferimento sia a soggetti individuali sia a soggetti collettivi. Queste distinzioni riguardano il modo in cui individui e gruppi hanno concepito, in maniera molto generale, la propria relazione con l’identità e l’alterità. Prenderemo dunque in considerazione il tema dell’identità e dell’alterità in generale.
L’idea di appartenere a un Sé collettivo e quella di essere ciò che siamo come individui rinviano entrambe alla nozione di identità. Sapere di far parte di una comunità, ciò che sentiamo, pensiamo, desideriamo, speriamo ecc. sono le certezze più importanti a cui ci possiamo aggrappare. Essere esclusi da un gruppo al quale pensavamo di appartenere può far vacillare la nostra identità, o al contrario, rinforzarla di fronte a qualcosa che è percepito come un pericolo.


COMPITI ANTROPOLOGIA

  • PAGINA 139  -  DOMANDE
    Indica quali sono le potenzialità intellettive universalmente presenti negli esseri umani
  • Che differenza c’è fra lo stile cognitivo articolato e quello globale?
  • Di quali poteri si caricano le parole presso alcuni popoli?

  • La potenzialità intellettuale è la capacità di utilizzare alcuni meccanismi di pensiero, come astrazione, categorizzazione, induzione e deduzione, che è comune alle menti di tutti gli esseri umani.
  • Lo stile cognitivo globale è caratterizzato da una disposizione cognitiva che parte dalla totalità del fenomeno considerato per giungere solo successivamente alla particolarità degli elementi di cui si compone. Lo stile cognitivo articolato sarebbe quello che parte dalla considerazione dei singoli elementi dell’esperienza per risalire poi alla totalità. 
  • Nelle culture fortemente orali la pregnanza delle parole pare essere legata al momento in cui le parole stesse sono pronunciate. Anche noi, quando vogliamo dare particolare forza a ciò che diciamo, abbiamo la tendenza a muoverci in accordo con i sentimenti che tentiamo di trasmettere attraverso certe parole.

    Pagina 145



    • Che influenza ha avuto, e continua ad avere, la televisione sulle popolazioni del mondo?
    • Quali indirizzi di studio comprende l’etnoscienza?
    • Quali obiezioni possono essere mosse alla teoria di Berlin e Kay?


    • La televisione è un mezzo facilmente accessibile e di amplissima portata. Per questo motivo essa è un mezzo culturalmente influente. 
    • L’etnoscienza è lo studio di come le differenti culture organizzano le proprie conoscenze del mondo naturale. 
    • Un’obiezione può essere che cos’è una cultura “semplice e che cos’è una cultura “complessa”. Dire che più una cultura è complessa e più ricca la sua scala cromatica significa stabilire una relazione tra due termini. Ma di che tipo di relazione si tratta eche cosa significa cultura “complessa”?

SOCIOLOGIA

LA DEVIANZA

Emile Durkheim sostiene che la devianza non sia una caratteristica di un certo comportamento, ma dipenda fondamentalmente dal significato e dalla definzione che una comunità dà a questi atti. Quindi un comportamento deviante dipende dal contesto socioculturale in cui questo si manifesta: un atto può essere malvisto all’interno di una società, mentre in un altra può essere addirittura considerato positivamente Si puòdunque  parlare senza indugio di una concezione relativistica della devianza, che è stata sostenuta dai teorici delle scienze sociali negli ultimi decenni.

Definiamo devianza ogni atto o comportamento di una persona o più che viola una data norma sociale e che conseguentemente va incontro a una sanzione. La sanzione può essere di due tipi:

  • sanzione esterna, inflitta dal sistema istituzionale, può essere a sua volta di diversi tipi a seconda del reato commesso e della norma violata;
  • sanzione interna, che non è altro se non il giudizio della comunità nella quale la norma viene violata o la propria coscienza; talvolta è molto più efficace la paura del giudizio altrui che una sanzione a livello penale per dissuadere qualcuno a deviare a distorcere l'attuale condizione umana che viviamo noi oggi.

SOCIOLOGIA

IL CONFLITTO

Più ancora che dal mutamento, il disordine sociale deriva dal conflitto.
Se l'ordine sociale nel suo complesso è uno strumento di stabilità e benessere, alcune sue norme possono essere motivi di malessere per i singoli individui. Ogni regola implica anche la possibilità di essere traggredita procreando così un conflitto interno alla società.
In ogni società non c'è un unico sistema sociale ordinato e coerente di norme, ma una pluralità di sistemi che entrano a volte in conflitto tra loro.
Il conflitto è un particolare tipo di interazione sociale in cui uno o più attori coinvolti fanno esperienza di un'incompatibilità negli scopi o nei comportamenti.
Il conflitto è un'esperienza universale dell'essere umano e della società umana: a variare nel tempo e nello spazio sono le modalità in cui gli esseri umani e società agiscono e gestiscono questo fenomeno. Le differenti forme di violenza e la guerra sono esempi di modalità distruttive di gestione del conflitto.


SOCIOLOGIA

IL MUTAMENTO SOCIALE 

Il mutamento sociale è l’alterazione nel corso del tempo dei modelli di organizzazione sociale.
I modi e i ritmi del mutamento dipendono da molte variabili, tra cui le principali sono:

  • Gli andamenti demografici della popolazione;
  • L’evoluzione dell’ambiente fisico e le catastrofi naturali;
  • La tecnologia;
  • La cultura;
  • Il comportamento collettivo e i movimenti sociali
Oltre ad analizzare le cause del mutamento, cioè le variabili indipendenti, i sociologi cercano di monitorare l’andamento di alcune variabili dipendenti chiave:
  • I cambiamenti di comportamento;
  • I cambiamenti della struttura sociale, dei modelli di interazione e delle istituzioni;
  • I cambiamenti dei modelli culturali
 

SOCIOLOGIA

 LO STATUS DELL'INDIVIDUO

  • Il termine latino status è usato per indicare la posizione di un individuo, di un gruppo o di una categoria di persone in una società, nonché il grado di potere, ricchezza e prestigio associato a tale posizione. 
  • Lo status quindi è una delle espressioni della stratificazione sociale, cioè della divisione della società in classi o ceti. 

I CETI
  • Secondo Max Weber il ceto indica il rango dell'individuo e dello strato al quale egli appartiene e soprattutto lo "stile di vita" che unisce tutti gli appartenenti al medesimo strato. Ciò che caratterizza il ceto è quindi lo stile di vita. 
  • Esso costituisce una piattaforma comune di comportamenti e di modi di pensare. Diversamente da quanto avviene nel caso delle caste, tra i ceti sono tollerati sia un certo grado di mobilità individuale, sia la possibilità di contrarre matrimoni con membri di altri ceti.



 

SOCIOLOGIA

LA STRATIFICAZIONE SOCIALE 

Il termine stratificazione sociale è usato per indicare: il sistema delle disuguaglianze strutturali di una società, nei suoi due principali aspetti: quello distributivo e quello relazionale. Secondo questa definizione quindi, in qualsiasi tipo di società, anche in quelle più semplici, esistono disuguaglianze strutturali anche se con gradazioni differenti determinate da condizioni che le favoriscono.
  •  Il concetto di classe sociale secondo Marx è strettamente collegato alla sfera economica, più precisamente ai rapporti di produzione e nelle relazioni di proprietà. Questa contrapposizione tra classi è avvenuta storicamente in tutte le epoche caratterizzandosi però per gradi e livelli di contrapposizione.
Secondo la teoria di Marx,  le classi sono costituite da un insieme di persone caratterizzate dal medesimo livello di istruzione, abitudini sociali, valori, credenze, consumi, lo stesso modo di percepire la realtà. Date tutte queste caratteristiche in comune gli individui potrebbero  sviluppare la coscienza di avere degli interessi comuni e di appartenere alla stessa classe, in questo modo la classe è capace di cambiare la  posizione  subordinata o mantenere il controllo del potere come nel caso della borghesia.


mercoledì 25 marzo 2020

PEDAGOGIA

  PROPOSTA PEDAGOGICA DI JEAN JAQUES ROUSSEAU

L'Emilio, la grande teoria pedagogica. E' un romanzo pedagogico composto da Rousseau. 
  • Il tema fondamentale dell' "Emilio" consiste nella teorizzazione di un'educazione dell'uomo attraverso un suo "ritorno alla natura". Rousseau mette in evidenza i bisogni più profondi del bambino valorizzando le caratteristiche specifiche dell'infanzia. Per lui il bambino è al centro della riflessione pedagogica. Egli teorizza una serie di modelli educativi "uomo – cittadino", complementari e alternativi. Inoltre, alla base di questo romanzo vi è un'accesa polemica contro la pedagogia di quel tempo. Rousseau, quindi, attua una critica nei confronti dei Gesuiti e dei collegi sostenendo che le tecniche educative da loro attuate sono artificiali e trascurano i veri bisogni dell'essere umano
 Il ruolo dell'educatore é quello di ritardare l'apprendimento delle discipline per far vivere al fanciullo la propria infanzia felice. La formazione dell'uomo naturale, esemplificato in Emilio, si compie attraverso cinque grandi tappe:
  1. l'età infantile
  2. puerizia (3 – 12 anni)
  3. l'età utile (età pre adolescenziale)
  4. adolescenza
  5. storia d'amore tra Emilio e Sofia



 
 

PEDAGOGIA

ILLUMINISMO ED EMPIRISMO

JHON LOCKE
  • Locke fu uno dei primi ad interessarsi al rapporto che intercorre tra l’individuo e la società. Locke sosteneva che il fine dell’educazione fosse l’inserimento nella società ed è necessario un’educazione individuale per ognuno con un proprio insegnante.    
Locke si incentrò sull’educazione per i giovani maschi di famiglia ricca, cioè i gentleman, che facevano parte dell’antica aristocrazia ma erano anche inseriti nella vita produttiva. Si tratta di un’educazione individualizzata, privata e basata sull’osservazione del bambino da parte del precettore che deve creare un percorso formativo a partire dalle attitudini e dalle capacità dell’allievo. È preferibile un’educazione privata perché nella scuola pubblica il bambino, pur imparando a rapportarsi con gli altri, diventa più rozzo e difficilmente gestibile. Al contrario con un precettore privato il bambino sarà più giusto e avrà un comportamento più nobile. Scopo del percorso formativo non è la conoscenza ma la costruzione di una personalità corretta per il gentleman. Il gentleman deve essere libero, cioè deve saper rinunciare agli appetiti e autodominarsi, attraverso la razionalità che è superiore alla passione e ai desideri.

  • Locke voleva creare una personalità da gentleman. Esalta per i più piccoli il gioco, ma i materiali del gioco devono rappresentare cose piccole della vita quotidiana in modo da permettere in seguito di passare dal gioco al lavoro. Si distacca dalla mentalità del rinascimento esaltando il valore del lavoro.









PSICOLOGIA

 CICLO DELLA FAMIGLIA

Ogni famiglia attraversa una successione di fasi diverse tra loro che scandiscono il suo percorso, definendo il suo ciclo di vita.
Ogni fase è caratterizzata da specifici compiti di sviluppo che comportano una continua rielaborazione dei rapporti a livello di coppia, delle relazioni genitori-figli e di quelle con la famiglia d’origine.
Ogni appartenente alla famiglia, in ogni fase del ciclo di vita familiare, è impegnato ad affrontare più compiti di sviluppo, perché coinvolto in più relazioni. La soluzione di questi compiti consente il passaggio alla fase successiva. Lo sviluppo si realizza nel tempo ed è scandito da eventi critici che innescano processi di trasformazione, necessari al passaggio da una fase all’altra del ciclo di vita.
Di conseguenza, ogni famiglia attraversa cicli che si ripetono, caratterizzati da fasi di funzionamento e di adattamento e intervallati da periodi di crisi familiare. Comporta difficoltà perché determina un periodo di scarsa organizzazione coordinata e spinge ad un’attiva di ricerca per il raggiungimento di un nuovo livello di organizzazione.




PSICOLOGIA

I TIPI DI FAMIGLIE 

La famiglia è un nucleo sociale rappresentato da due o più individui che vivono nella stessa abitazione e, di norma, sono legati tra loro da rapporti di parentela o di affinità.
  • La famiglia patriarcale: era composta da più nuclei che convivenao sotto lo stesso tetto dando vita a una grande struttura allargata, con persone appartenenti a fascie d'età diverse. 
  •  La famiglia mononucleare: rappresenta una struttura orizzontale che tende  a crescere per fratture e ricomposizioni, non prevede vertici o gerarchie. Esse sono composte da due o al massimo tre unità e sono in continua diffusione.
  • La famiglia ricostruita o ricomposta: formate da due adulti dove o uno o entrambi provengono da un legame antecedente. I genitori acquisiti non sostituiscono quelli biologici, ma spesso vi si aggiungono nella vita familiare.
  • La famiglia mista e di migranti: famiglie composte da genitori di etnia differente, o famiglie di migranti le quali sono in continua crescita.
  •  Le esperienze alternative: convivenze di coppie omosessuali o convivenze comunitarie.

PSICOLOGIA

 LA FAMIGLIA

In psicologia con il termine "famiglia" si intende il primo ambiente in cui il singolo individuo è inserito, ambiente che permane nella maggior parte dei casi per tutta la vita. Il rapporto con i familiari contribuisce a fornire molti degli strumenti fondamentali per l’inserimento nella comunità. Il progetto educativo della famiglia richiede un’armonia dei rapporti fra i vari membri della famiglia e una crescita equilibrata delle loro personalità. Questo progetto spesso viene realizzato in modo inconsapevole, attraverso la creazione di una rete di relazioni e messaggi, che definisce le aspettative reciproche e l’identità di chi ne fa parte. 
La famiglia è una vera e propria istituzione che si assume compiti educativi riguardanti la trasmissione dei valori sociali e l’integrazione dei suoi membri nella società. I conflitti tra famiglia e società e quelli tra appartenenti di una stessa famiglia possono essere affrontabili privilegiando la concezione della famiglia come “nucleo affettivo”, il cui compito principale è quello di dare amore e stabilità ai suoi membri. 

lunedì 23 marzo 2020

PSICOLOGIA

I DIVERSI TIPI DI LEADERSHIP

Leader : decide da solo, stabilisce, impone, assegna compiti, rifiuta consigli e critiche. Attività del gruppo: Esegue ordini e compiti, offre rendimento elevato, il gruppo però assume atteggiamenti di passività verso il leader e adotta comportamenti aggressivi verso l'elemento più debole.
La leadership assume due funzioni precise: socioemozionale (ovvero il raggiungimento dell'armonia nella vita di gruppo), e quella relativa al compito (consente la perfetta organizzazione del gruppo).
Vi sono inoltre due tipologie di leader diverse: espressivo (che si occupa degli aspetti affettivi) e leader strumentale (che si occupa del buon funzionamento del gruppo).
  • La leadership autoritaria: è caratterizzata dalla severità, dallo spirito conservatore e dall'incapacità di delega 
  • La leadership democratica: è caratterizzata da capacità di delega, sensibilità di gruppo e capacità di responsabilizzazione dei comportamenti.
  • La leadership permissiva: è caratterizzata dall'abdicazione del leader al proprio ruolo per lasciare spazio dal punto di vista liberatori ai membri del gruppo.


PSICOLOGIA

LA FIGURA DEL LEADER

All’interno di un qualsiasi gruppo sociale, alcuni membri esercitano un’influenza maggiore sugli altri, assumendo la funzione di comando-controllo. Questa funzione è detta LEADERSHIP.
Il leader ha potere sul gruppo, lo guida e lo influenza. È una persona su cui il gruppo può contare, si propone di fare il bene del gruppo, di affrontare situazioni di difficoltà e conflitto/ostilità risolvendole positivamente.
Se nel gruppo ci sono problemi o indecisioni, il leader interviene, guida, consiglia, aiuta e orienta perché ogni questione possa essere risolta. Il leader e il gruppo, sono un’endiadi infatti non può esserci un gruppo senza leader e non può esserci un leader senza gruppo. In un gruppo, il potere è sempre distribuito in modo regolare.  Se in un gruppo vi è chi comanda e chi obbedisce, ci si trova di fronte ad un bisogno di comando e di obbedienza/dipendenza.
Il leader deve trasmettere al gruppo: serenità, tranquillità, equilibrio,gratificazionein un gruppo, ogni membro assume una determinata posizione.

PSICOLOGIA

IL GRUPPO

In sociologia e psicologia sociale si definisce gruppo un insieme di persone che interagiscono le une con le altre, in modo ordinato, sulla base di aspettative condivise riguardanti il rispettivo comportamento. È un insieme di persone i cui status e i cui ruoli sono interrelati. Gli esseri umani sono portati a cooperare, competere, analizzare, produrre idee, progettare e decidere in gruppo, i gruppi sono una parte vitale della struttura sociale. I gruppi si formano e si trasformano costantemente; non è necessario che siano autodefiniti e spesso sono definiti dall'esterno. 
Lo sociologo Robert Merton definisce un gruppo come "un insieme di individui che interagiscono secondo determinati modelli, provano sentimenti di appartenenza al gruppo, vengono considerati parte del gruppo dagli altri membri".

Un gruppo sociale deve possedere le seguenti caratteristiche: 
  • Interazione: il gruppo è costituito da persone che interagiscono tra loro, entrano in relazione, comunicano
  •  Appartenenza: i membri del gruppo sentono di farne parte, si riconoscono come suoi membri
  • Identità: I membri del gruppo sono riconosciuti come tali e ciascuno di loro riconoscono gli altri come membri del gruppo

COMPITI ANTROPOLOGIA

VERIFICA ANTROPOLOGIA PAGINA 151

1) Le società a oralità primaria sono qulle società che:
-b: ancora oggi utilizzano la forma orale come forma prevalente di comunicazione

2) Gli stili cognitivi:
-a: sono il modo attraverso cui gli individui provenienti da culture diverse si rapportano al mondo sul piano cognitivo

3) Che cosa costiene Bronislaw Malinowski a proposito del potere della parola presso i Trobriand?
-b: che in determinate culture le parole hanno un potere speciale come se il "dire fosse quasi un fare"

4) In che senso la televisione è un mezzo culturalmente influente?
-d: nel senso che essa è il principale mezzo di diffusione della cultura, specie nei Paesi a bassa scolarizzazione

5) Il tempo puntiforme:
-d: è quello in cui i riferimenti temporali sono associati a eventi naturali o sociali

APPRENDI IL LESSICO 

-Pensiero astratto: elabora generalizzazioni e concetti al di là delle prorpietà fisiche

-Strategie funzionali: sono adattamenti, determinati da fattori psicologici, attraverso cui gli individui utilizzano le potenzialità intellettuali universali.

-Tecniche mnemoniche: permettono di conservare una massa enorme di "ricordi inutili", sia di eventi, sia di conoscenze.


COMPITI PSICOLOGIA

DOMANDE PSICOLOGIA:

-Un gruppo sociale deve avere come caratteristiche: l'interazione (un gruppo è costituito da un insieme di persone che interagiscono fra di loro), l'appartenenza (i membri di un gruppo devono sentirsi parte di quest'ultimo), l'identità (i membri del gruppo vengono riconosciuti e si riconoscono come tali)

-La famiglia, intesa come gruppo sociale, è caratterizzata da intima associazione e cooperazione faccia a faccia, (gruppo primario).
E' un gruppo a cui un individuo appartiene, in cui è inserito e con il quale si identifica, (gruppo di appartenenza).
E' il gruppo in cui un individuo nasce o che si sceglie autonomamente, (grupo natirale)

-I fattori che conferiscono dinamicità al sistema di status in un gruppo è ad esempio quando nel grupo subentra un'altra persona; introduzione di nuovi scopi comuni; la ricerca di nuovi scopi comuni; la ricerca di nuovi equilibri tra i componenti del gruppo.


PAGINA 169

-Le regole di comportamento sono costituite dalle norme, le quali sono l'insieme delle aspettative condivise nel gruppo.
L'individuazione delle norme serve a delimitare lo spazio di libertà individuale all'interno del gruppo, il limite, cioè, oltre il quale la diversità di un comportamento può sfociare in devianza.

-I processi comunicativi all'interno di un gruppo sono di due diversi tipi: la comunicazione a ruota è centralizzata, che focalizzata sul leader; la comunicazione a rete è decentrata, cioè diffusa tra tutti i membri.



sabato 14 marzo 2020

ANTROPOLOGIA

I MEDIA E LA NUOVA COMUNICAZIONE GLOBALE

nuovi mezzi di comunicazione di massa presentano moltissimi vantaggi però se non vengono usati con professionalità e senso di responsabilità possono comportare conseguenze sconvenienti. Oggi la comunicazione di massa passa in gran parte attraverso i mass media, i mezzi di comunicazione di massa che servono per trasmettere in modo impersonale informazioni a un largo pubblico. Inizialmente questi mezzi erano i libri le cui tirature sono divenute consistenti solo a partire da metà ottocento.È con la diffusione dei libri ma soprattutto con la diffusione dei giornali che la cultura cominciò ad avere dimensioni popolari. Il primo mezzo fu il “feuilleton”un’appendice dei giornali che diffondeva storie. La televisione ha oggi un ruolo prevalente nella diffusione dei messaggi di massa, delle mode, dei comportamenti di consumo. I media hanno trasformato il concetto di massa sopprimendo in parte le aggregazioni fisiche di folla, ma riuscendo a scatenare reazioni psicologiche simili.



ANTROPOLOGIA

LA SCRITTURA

La storia della scrittura è la progressiva separazione del disegno dal segno. Lentamente, partendo dalla rappresentazione degli oggetti come in una pittura (pittogrammi), alla rappresentazione stilizzata di oggetti ed idee (ideogrammi) l’uomo ha creato segni sempre più astratti, fino all’alfabeto. Attraverso l’alfabeto la scrittura è diventata astratta, si è liberata da qualunque riferimento alla realtà o dal riferimento ai suoni concreti delle sillabe. Questa è la massima evoluzione. Quando i Fenici hanno inventato l’alfabeto a cui i Greci hanno aggiunto le vocali, la scrittura è diventata uno strumento che tutti potevano utilizzare. I segni dell’alfabeto sono pochi ed esprimono suoni di per sé non pronunciabili. Solo la loro combinazione crea la parola. Pochi segni sono sufficienti ad esprimere tutte le parole, concrete ed astratte. Così la casta degli scribi e dei sacerdoti ha perso gran parte del suo potere. L’alfabeto è diventato uno strumento che consente a tutti con fatica, ma con una fatica infinitamente minore, di imparare a leggere e a scrivere.


ANTROPOLOGIA

L'ORALITA'

Molte società cui l’antropologia ha rivolto la propria attenzione, pur non ignorando affatto forme grafiche di comunicazione, sono caratterizzate dalla trasmissione in forma orale della loro cultura. In tali società la trasmissione del sapere e lo stesso uso sociale quotidiano della parola assumono forme precise, lontane da quelle proprie di culture in cui hanno maggior rilievo forme di comunicazione scritta. In tutte le società dominate dall’orolaità esistono specialisti della parola (per es., gli sciamani di molte società indigene d’America, o, nelle società polinesiane e in alcune dell’Africa occidentale, coloro a cui è demandato il compito di comunicare), individui che conoscono le formule retoriche appropriate attraverso le quali narrare eventi o descrivere situazioni significative per il gruppo.
Il sapere orale è un sapere manipolabile, fluido, legato, oltre che alle capacità individuali, alla concreta interazione sociale. Nelle culture orali si pone particolare attenzione ai contesti sociali nei quali si svolge l’interazione linguistica e a una loro definizione. Esistono pertanto anche contesti più formali (riunioni politiche, sedute giuridiche, eventi rituali ecc.).
Di particolare importanza, infine, l’attenzione con la quale alcuni popoli hanno elaborato riflessioni specifiche sulla parola e sull’oralità, inserendo questa dimensione dell’interazione sociale in un complesso sistema di credenze rituali e religiose.


lunedì 9 marzo 2020

PSICOLOGIA

IL SE' E L'AMBIENTE

In psicologia sociale per  si intende la conoscenza di  che l’individuo elabora nel corso della vita.Così come viene inteso dalla psicologia sociale il sé non è una persona nella persona, si forma principalmente con le esperienze della vita sociale e la sua abilità è un artefatto; è il risultato dell’equilibrio tra operazioni di cambiamento e di conservazione.
Concetto di sé, autostima, identità e immagini di sé sono tipi diversi di sé concettuali.
Il concetto di sé è una specie di autoritratto che utilizziamo non solo al momento di dire chi siamo, ma anche capire le esperienze che facciamo e come guida del comportamento.
Utilizziamo abitualmente il concetto di sé operativo, cioè la parte di concetto di sé in quel momento attivata.
Il concetto di sé è multidimensionale, fatto cioè di autoritratti specifici per i singoli contesti di vita, accanto a un autoritratto di valore generale.
Diversamente dal concetto di sé l’autostima è valutativa, non semplicemente descrittiva.
Ci valutiamo sia per sapere di quali prestazioni siamo capaci, sia per rafforzare il nostro senso del valore, due finalità facilmente in conflitto.


PSICOLOGIA

LA PSICOLOGIA DELLE FOLLE 

La psicologia delle folle fu pubblicato per la prima volta da Gustave Le Bon, ed ebbe riconoscimenti da alcuni importanti sociologi e psicologi del tempo, tra cui Sigmund Freud. 
Le Bon spega che la società democratica liberale si è fortemente legata all’opinione pubblica ed è per questo che risulta essenziale comprendere la volubilità delle masse ed analizzare l’attività psichica dell’inconscio all’interno delle folle.
Le Bon illustra come una folla si definisce “psicologica” e non è un insieme casuale di persone, ma un’assemblea di individui presenti in un determinato luogo per un obiettivo comune.
Queste sono le folle organizzate, cioè quelle che si aspettano qualcosa da ciò per cui si sono mosse.
Le Bon insiste molto nella sua opera a mostrare come l’individuo inserito in una folla organizzata perde la personalità cosciente, i sentimenti e le idee si orientano lungo una sola direzione, formando così una sorta di anima collettiva. L’anima della folla è formata da un substrato inconscio che accomuna tutti gli individui di una stessa razza o cultura, ma nell’anima collettiva le loro individualità si annullano. L’eterogeneo si dissolve nell’omogeneo e i caratteri inconsci predominano.


PSICOLOGIA

LA PSICOLOGIA SOCIALE 

La psicologia sociale può essere definita come lo studio dell’interazione degli esseri umani, soprattutto in gruppi e situazioni sociali, e mette in rilievo l’influenza delle situazioni sociali sulla condotta umana. Più nello specifico, la psicologia sociale si focalizza sullo studio scientifico di come i pensieri, i sentimenti e i comportamenti delle persone subiscano l’influenza della presenza reale, immaginaria o implicita di altre persone.
Cosa studia la psicologia sociale?La psicologia sociale ha l’obiettivo di studiare le relazioni sociali. Si afferma esistano processi psicologici sociali che si differenziano dai quelli individuali. La psicologia sociale cerca di comprendere i comportamenti dei gruppi, oltre ai modi in cui ogni persona reagisce e pensa in ambito sociale.
La psicologia sociale, quindi, studia il comportamento delle persone a livello di gruppo. Cerca di descrivere e spiegare i comportamenti umani. Essa stabilisce delle teorie sui comportamenti umani che servano a prevedere le condotte prima che si verifichino per poter, così, intervenire. Conoscendo i fattori che promuovono certe condotte, è possibile intervenire su essi e, di conseguenza, cambiarne i comportamenti finali.

giovedì 5 marzo 2020

SOCIOLOGIA

APARTHEID 

Il termine apartheid venne adoperato nella Repubblica Sudafricana per indicare la separazione all'interno del paese tra bianchi da una parte e neri, meticci e indiani dall'altra. A causa di questa politica, voluta dai governi sudafricani, tutta la popolazione non bianca veniva costretta a vivere in uno stato di inferiorità e soggetta a umilianti proibizioni
L'Unione Sudafricana (futura Repubblica Sudafricana), dominio britannico dotato di un autogoverno, fu attraversata fin dalla sua nascita nel 1910 da tensioni sociali dovute alla presenza di una minoranza bianca che gestiva il potere politico ed economico, e di una maggioranza nera priva di diritti. A neri, meticci e asiatici venne subito impedito l'accesso agli impieghi qualificati e fu posta sotto severo controllo la loro presenza nelle aree urbane. I neri furono privati del diritto di voto e confinati a vivere in zone delimitate e controllate dalle forze dell'ordine.

PSICOLOGIA

IL COMPORTAMENTO MALVAGIO SECONDO MILIGRAM  Nel 1970 un team di ricercatori diretto dal professor Philip Zimbardo della Stanford Un...